I gladiatori romani, cioè combattenti con la spada romana "gladius", erano prigionieri di guerra, schiavi o condannati a morte, ma talvolta anche uomini liberi, attratti dalle ricompense e dalla gloria, chiunque scegliesse di diventare gladiatore automaticamente veniva considerato "infamis" per la legge, ma se aveva successo diventava un eroe, invitato e cercato da tutti, carico di ricompense e doni, pagato più di un generale dell'esercito.
Gli spettacoli gladiatorii furono etruschi prima che romani, usati nelle cerimonie funebri insieme a danze e banchetti in onore del morto. Non erano affatto, come si pensa, organizzati come sacrifici umani, ma per il gusto dello spettacolo, visto che la morte di un parente era per gli Etruschi la certezza che questi si fosse trasferito in un mondo migliore. Anche gli Etruschi sembra usassero gli schiavi e la festa si protraeva per una settimana e pure per due settimane, con diversi giochi gladiatori.
Livio racconta che 307 soldati romani fossero stati fatti prigionieri dagli abitanti di Tarquinia e che fu offerta loro una possibilità facendoli combattere fra loro o contro le fiere: di qui sarebbero nati i ludi gladiatori.
Nella Tomba degli Auguri e in quella delle Olimpiadi a Tarquinia in effetti possiamo trovare i piu' antichi documenti pittorici dei combattimenti con le fiere, nonchè un impari duello di un uomo con la testa avvolta in un sacco e armato d'una clava contro un feroce mastino.
Gli spettacoli gladiatorii furono etruschi prima che romani, usati nelle cerimonie funebri insieme a danze e banchetti in onore del morto. Non erano affatto, come si pensa, organizzati come sacrifici umani, ma per il gusto dello spettacolo, visto che la morte di un parente era per gli Etruschi la certezza che questi si fosse trasferito in un mondo migliore. Anche gli Etruschi sembra usassero gli schiavi e la festa si protraeva per una settimana e pure per due settimane, con diversi giochi gladiatori.
Livio racconta che 307 soldati romani fossero stati fatti prigionieri dagli abitanti di Tarquinia e che fu offerta loro una possibilità facendoli combattere fra loro o contro le fiere: di qui sarebbero nati i ludi gladiatori.
Nella Tomba degli Auguri e in quella delle Olimpiadi a Tarquinia in effetti possiamo trovare i piu' antichi documenti pittorici dei combattimenti con le fiere, nonchè un impari duello di un uomo con la testa avvolta in un sacco e armato d'una clava contro un feroce mastino.
I lottatori seguivano un duro addestramento nei Ludi Magni, scuole fondate da Nerone e da Cesare in cui si allenavano con dura disciplina. La diceria che venissero maltrattati è infondata. I gladiatori venivano acquistati da imprenditori che li affittavano ai circhi, un vero e proprio business, e bastava un solo gladiatore che giungesse al successo che l'imprenditore diventava ricco.
E' come se un allevatore di cavalli maltrattasse i cavalli per farli correre. Si sa che sarebbe controproducente, un gladiatore traumatizzato o picchiato, o denutrito avrebbe reso molto poco. Non risponde neppure a verità che le compagnie gladiatorie fossero dell'Imperatore se non in rari casi.
Le sfide iniziavano con una parata dove i gladiatori entravano in scena su carri o a piedi seguiti da un gruppo di suonatori; giunti sotto la tribuna dell'imperatore, lo salutavano con le parole "Ave cesare morituri te salutant" ("Ave o Cesare, coloro che si apprestano a morire ti salutano"), ma sembra che questa frase sia un'invenzione, e che il saluto si limitasse ad un "Ave Caesar" poi si dirigevano verso l'organizzatore dei giochi il quale esaminava le armi che erano diverse in base alla categoria del lottatore.
A volte gli attacchi erano simulati per mostrare varie abilità acrobatiche, ma nella maggior parte dei casi i combattimenti erano duri e sanguinosi. E' infondato però che si ordinasse da parte dell'imperatore o del pubblico la morte del gladiatore, perchè un bravo gladiatore di forgiava combattendo, e se si uccideva non diventava mai esperto. Sarebbe stato come uccidere un soldato perchè non combatteva da subito come un veterano.
E' come se un allevatore di cavalli maltrattasse i cavalli per farli correre. Si sa che sarebbe controproducente, un gladiatore traumatizzato o picchiato, o denutrito avrebbe reso molto poco. Non risponde neppure a verità che le compagnie gladiatorie fossero dell'Imperatore se non in rari casi.
Le sfide iniziavano con una parata dove i gladiatori entravano in scena su carri o a piedi seguiti da un gruppo di suonatori; giunti sotto la tribuna dell'imperatore, lo salutavano con le parole "Ave cesare morituri te salutant" ("Ave o Cesare, coloro che si apprestano a morire ti salutano"), ma sembra che questa frase sia un'invenzione, e che il saluto si limitasse ad un "Ave Caesar" poi si dirigevano verso l'organizzatore dei giochi il quale esaminava le armi che erano diverse in base alla categoria del lottatore.
A volte gli attacchi erano simulati per mostrare varie abilità acrobatiche, ma nella maggior parte dei casi i combattimenti erano duri e sanguinosi. E' infondato però che si ordinasse da parte dell'imperatore o del pubblico la morte del gladiatore, perchè un bravo gladiatore di forgiava combattendo, e se si uccideva non diventava mai esperto. Sarebbe stato come uccidere un soldato perchè non combatteva da subito come un veterano.
Anche il pollice rivolto verso il basso o l'alto per la sentenza fu una tarda invenzione cattolica, al massimo l'imperatore poteva dichiarare libero il gladiatore bravissimo, ripagando però il suo menager.
I gladiatori uccisi in combattimento venivano avvicinati da due schiavi travestiti da Caronte e da Ermete Psicopompo: uno ne verificava il decesso toccandoli con un ferro rovente, l'altro, eventualmente, dava loro il colpo finale facendo poi segno ai "libitinarii" di portar via il corpo su una rete trascinata con un uncino.
I gladiatori feriti venivano portati via e curati dai medici, e non era raro che un gladiatore molto bravo ricevesse le cure dei medici personali di grossi personaggi, imperatore compreso.
I vincitori venivano premiati con palme d'oro, denaro e dall'immensa popolarità che gli procurava donne e inviti nelle case patrizie; se il gladiatore vincitore era uno schiavo, dopo dieci vittorie, che venivano segnate su un collare di metallo, diventava libero per legge; egli allora poteva decidere se continuare a combattere per soldi o intraprendere altre attività tipo l'istruttore nelle scuole per gladiatori.
I gladiatori uccisi in combattimento venivano avvicinati da due schiavi travestiti da Caronte e da Ermete Psicopompo: uno ne verificava il decesso toccandoli con un ferro rovente, l'altro, eventualmente, dava loro il colpo finale facendo poi segno ai "libitinarii" di portar via il corpo su una rete trascinata con un uncino.
I gladiatori feriti venivano portati via e curati dai medici, e non era raro che un gladiatore molto bravo ricevesse le cure dei medici personali di grossi personaggi, imperatore compreso.
I vincitori venivano premiati con palme d'oro, denaro e dall'immensa popolarità che gli procurava donne e inviti nelle case patrizie; se il gladiatore vincitore era uno schiavo, dopo dieci vittorie, che venivano segnate su un collare di metallo, diventava libero per legge; egli allora poteva decidere se continuare a combattere per soldi o intraprendere altre attività tipo l'istruttore nelle scuole per gladiatori.
Un altro gioco molto amato dal pubblico erano le "venationes" dove i gladiatori lottavano contro belve feroci come elefanti, ippopotami, leoni, tori, tigri, pantere, e leopardi. Le cacce potevano consistere anche in una sfida fra belve, oppure per condannati a morte che venivano costretti a combattere nell'arena. Ma questo avvenne solo sotto pochi e pazzi imperatori come Commodo (quello del film Il Gladiatore).
Erano molto apprezzate anche le "naumachie", finte battaglie navali, ma rare perchè molto costose. Si sa che sotto un paio di imperatori si fecero combattere anche le donne ma solo contro altre donne, e comunque volontarie.
Romano Impero: ROMANO IMPERO
Erano molto apprezzate anche le "naumachie", finte battaglie navali, ma rare perchè molto costose. Si sa che sotto un paio di imperatori si fecero combattere anche le donne ma solo contro altre donne, e comunque volontarie.
Romano Impero: ROMANO IMPERO
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